Dal Dragone al Don. Biglietto di sola andata

15,00

Collana E.B.

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Descrizione

Aldo Corti, classe 1922, ha partecipato alla Campagna di Russia come artigliere alpino nel Gruppo Val Camonica, Divisione Tridentina. In questa autobiografia ripercorre la tragica esperienza della ritirata di Russia e la storia della sua famiglia dai primi del ʼ900 fino alla guerra civile, che è stata particolarmente feroce nel Comune dove ha sempre vissuto, Montefiorino.

Ho avuto la fortuna di trascorrere interi pomeriggi a chiacchierare con Aldo Corti. I suoi racconti volgevano inevitabilmente alla dolorosa esperienza vissuta in Russia tra l’agosto del 1942 e il gennaio dell’anno successivo. Conoscevo le vicende del contingente italiano in terra sovietica dai  libri di storia e da qualche documentario visto in televisione: tutt’altra cosa è aver potuto vivere la ricostruzione di quei mesi drammatici attraverso le parole di chi ne è stato protagonista.
Ringrazio Aldo per la generosità che mi ha dimostrato nel voler tramandare a me, così come a tante altre persone, una parte molto significativa della sua esistenza, insieme ai difficili episodi che si sono succeduti nella sua terra d’origine, Montefiorino, nei mesi successivi al suo rientro in patria.
Perché Aldo Corti, come tanti altri giovani e giovanissimi degli Appennini, non è stato solo un alpino arruolato nel Gruppo Val Camonica, Divisione Tridentina, scampato alla disastrosa campagna di Russia. È stato anche un uomo costretto a fare i conti con i tormenti e le ferite da congelamento che la guerra gli ha lasciato addosso, insieme al terrore di essere richiamato su qualche altro fronte. E poi le incertezze esplose dopo l’8 settembre e l’inizio della lotta armata per la liberazione, che ben presto ha assunto i connotati di una vera e propria guerra civile.
Dopo l’8 settembre, la guerra di Aldo non era ancora finita, come se l’esperienza in Russia non avesse già abbastanza messo a dura prova il suo fisico e la sua mente. Abitando a Montefiorino, dove nel frattempo si era rimesso a fare il fotografo e il barbiere per dare sostentamento alla sua famiglia, ha vissuto in prima persona un altro pezzo della storia italiana, quella che i libri di scuola spesso raccontano con eccessiva superficialità.
L’aggravante, come se per Aldo fosse stata una libera scelta piuttosto che una folle coercizione, era quella di aver combattuto, alleato dei fascisti, contro i sovietici. Come barcamenarsi tra i partigiani da una parte, fondatori proprio a Montefiorino della Repubblica partigiana, e i nazifascisti dall’altra? Tra i primi c’erano gli assassini del padre di Aldo, Olimpio Corti, ucciso per ragioni che tutt’oggi si fa fatica a comprendere o anche solo a intuire. Tra i secondi gli autori di sanguinose stragi, spesso a danno della popolazione montanara inerme, e dell’incendio che devastò il centro di Montefiorino, tra cui il negozio della famiglia Corti.
Fatico a immaginare quanta forza e quanto coraggio ci siano voluti per ricominciare ogni volta, aggrappandosi alla certezza che un futuro migliore si sarebbe prima o poi manifestato. Ed è proprio questo il significato più profondo che ho colto nei racconti di Aldo, che riguardassero la campagna di Russia, la guerra civile o il periodo della ricostruzione: aggrapparsi alla speranza, non mollarla neanche per un secondo.
Ognuno ha le sue guerre da combattere, ogni giorno: Aldo, come tanti suoi conterranei, ha combattuto la sua, violenta, terribile, inutile, in una terra lontana in cui ha comunque deciso di tornare molti anni dopo, forse per capire l’incomprensibile, dargli una consistenza, una dimensione, e quindi lasciarselo alle spalle. Senza mai dimenticare.
Ed ecco spiegata l’urgenza di raccontare, attraverso parole e scatti fotografici che ha portato nelle scuole ed esposto in occasione di numerosissime mostre, il bisogno forse anche di insegnare, con grande umiltà, che dalle esperienze più drammatiche è possibile rialzarsi.
Perché la speranza non è un concetto astratto: io ho avuto la fortuna di vederla negli occhi ormai stanchi di un vecchio e generoso alpino, di percepirla nei suoi racconti, di coglierla nella semplicità di un uomo protagonista di una parte tormentata e controversa della nostra storia recente.
Grazie Aldo
                                                                                                                                                                                   Roberta Rossi